giovedì 4 maggio 2017

Intelligenza

Benché i ricercatori nel campo non ne abbiano ancora dato una definizione ufficiale (considerabile come universalmente condivisa dalla comunità scientifica), si può generalmente identificare l'intelligenza come la capacità di un agente di affrontare e risolvere con successo situazioni e problemi nuovi o sconosciuti;[1][2] nel caso dell'uomo e degli animali l'intelligenza pare inoltre identificabile anche come il complesso di tutte quelle facoltà di tipo cognitivo o emotivo che concorrono o concorrerebbero a tale capacità.
Tradizionalmente attribuita alle sole specie animali, oggi l'intelligenza viene da alcuni attribuita, in misura minore, anche alle piante, mentre il campo di ricerca dell'intelligenza artificiale tenta di creare delle macchine che siano in grado di riprodurre o di simulare l'intelligenza umana.
Per quanto riguarda l'intelligenza umana, sono stati sviluppati dei modelli per la valutazione o "misura" della stessa. Va però precisato che tali modelli valutano solo aspetti specifici della capacità intellettiva degli individui: i risultati dei test d'intelligenza vanno dunque considerati come giudizi validi solamente in riferimento a dei singoli aspetti, e non all'intelligenza dei soggetti testati nel suo complesso.
Di seguito sono elencati i principali test psicometrici (in ordine cronologico di ideazione):
  • Alfred Binet (1911) e in seguito Lewis M. Terman all'Università di Stanford (1916) costruiscono un test che prende in considerazione soltanto quegli aspetti dell'intelligenza utilizzati in ambito scolastico, composto dunque da prove (diverse) strettamente inerenti all'ambito scolastico stesso. Erede contemporaneo del test sono le Scale d'intelligenza Stanford-Binet. Concetto chiave è il quoziente d'intelligenza (QI) come rapporto tra età mentale ed età cronologica moltiplicato 100. Il valore 100 del quoziente intellettivo è considerato il valore medio della popolazione. Il test Stanford-Binet misura un solo fattore di "intelligenza", e propone prove suddivise per fasce di età. Non ha validità per individui più grandi di 13 - 14 anni.
  • Il Wechsler Adult Intelligence Scale (WAIS, 1939) riprende i tipi di compito dello Stanford-Binet, nonché il concetto di quoziente intellettivo, e li ricostruisce per gli adulti. È costituito da più sub-test, ciascuno dei quali è composto da voci a difficoltà progressiva. Il WAIS, al contrario dello Stanford-Binet, non prevede un solo fattore di intelligenza generale, ma comprende anche una serie di dimensioni, coerenti al loro interno per tipologia di prove, che compongono il test: prove verbali (cultura generale, comprensione, analogie, memoria di cifre, ragionamento aritmetico), le prove di performance (riordinamento di figura, completamento di figura, disegno di cubi, ricostruzione di figura, associazione di simboli o numeri).
  • Per entrambi questi test (Stanford-Binet e WAIS) è chiara l'importanza, sulla misura finale, del livello di scolarizzazione del soggetto. Si sono quindi progettati dei test d'intelligenza "culture free", non influenzati dal tipo di educazione e di cultura del soggetto messo sotto analisi; i più noti sono quello delle matrici progressive di Raven (1938), matrici numeriche da completare e il Culture fair intelligence test (1949) di Cattell. Studi su questi test sembrerebbero dimostrare che essi non discriminano in modo adeguato i soggetti con intelligenza superiore alla norma, mentre sembrerebbero più adatti per valutare i soggetti svantaggiati.

I test d'intelligenza e il razzismo in psicologiaModifica

Approfondimenti
Diagrammi circolari delle immigrazioni provenienti dal nord-ovest europeo (in rosso) e dal sud-est europeo (in blu). Da notare la discesa-ascesa dei primi, e l'ascesa-discesa dei secondi, prima e dopo l'Immigration Act del 1924.
  • Tesi ereditarista
(Nella storia della psicologia, tesi sostenuta da Piaget).
Il QI di una persona dipende dal suo genotipo (dunque è immutabile e non dipende dal tempo ontologico della persona).
  • Tesi ambientalista
(Nella storia della psicologia, tesi sostenuta da Vygotskij).
Il QI di una persona dipende dall'ambiente culturale in cui è nata, cresciuta e in cui vive (dunque è mutabile e dipendente dal tempo ontologico della persona).
Bambina statunitense di origine asiatica.
Nel XX secolo a causa delle crescenti immigrazioni dall'Europa e dall'Asia gli psicologi statunitensi si sono posti il problema:
  1. se vi fosse un legame fra QI e razza di appartenenza;
  2. come investire i soldi nell'educazione dei ragazzi e in particolare in ragazzi con QI basso.
Questi studi portarono a riscontri molto duri in campo psicologico e non: Carl Brigham, nel suo testo A study of american intelligence (1923), affermava che l'intelligenza degli americani, di razza bianca nordica, era inquinata dalle razze mediterranee e dalle razze slave. Nell'anno successivo (1924), tale testo, ebbe una notevole influenza nella formulazione, da parte del governo federale statunitense, dell'Immigration Act, mediante il quale l'entrata nei confini degli USA da parte di immigrati venne drasticamente diminuita. Nel '28 la polemica si estinse grazie all'articolo Nature and Nurture nel quale Lewis Madison Terman, pur essendo un convinto ereditarista, propose un compromesso fra la tesi ereditarista e la tesi ambientalista.
Si ipotizza che il dibattito nord-americano sull'ereditarietà dell'intelligenza sia stato dovuto alle leggi razziali tedesche e all'afflusso di immigrati alla fine degli anni trenta.[6]

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